ANBAMED NOVEMBRE


(testata giornalistica. Direttore responsabile: Federico Pedrocchi)
30 novembre 2022.
Rassegna anno III/n. 329
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29 novembre 2022.
Rassegna anno III/n. 328
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Il volto “democratico” della repressione coloniale israeliana
29 Novembre: Fermiamo il commercio con gli insediamenti israeliani in Palestina.
Oggi, 29 novembre, è la Giornata Internazionale ONU in solidarietà con il popolo palestinese. Un diritto alla terra usurpata alla popolazione autoctona, tutti i giorni, dai coloni provenienti da ogni dove. Nella Cisgiordania e Gerusalemme est, i coloni sono oramai 700mila, occupano le terre più fertili confiscate dall’esercito di occupazione e godono delle risorse idriche a piacimento. Un atto di solidarietà concreta è quello di chiedere agli organismi dell’UE di dichiarare illegale il commercio in Europa dei prodotti degli insediamenti coloniali in Cisgiordania e Gerusalemme est, in quanto illegali.
Un invito anche ai cittadini di non acquistare i prodotti di tali insediamenti.
Qui di seguito pubblichiamo il comunicato delle associazioni della società civile italiana per la giornata odierna di solidarietà con la lotta del popolo palestinese per la liberazione della sua terra e la costruzione dello Stato di Palestina.

Appello 29 NOVEMBRE
Iniziativa Cittadini Europei
Fermiamo il commercio con gli insediamenti illegali
Noi, 49 associazioni e organizzazioni della società civile italiana, sosteniamo la campagna europea per fermare il commercio con gli insediamenti illegali. Riteniamo vergognoso che nel 2022 esista ancora la colonizzazione. Da più di mezzo secolo Israele occupa e colonizza i territori palestinesi. Malgrado ciò, l’Unione Europea continua il commercio con le colonie contribuendo alla loro economia. Tutti insieme abbiamo il potere di portare un cambiamento firmando l’iniziativa popolare dei cittadini europei #StopTradeWithSettlements.
Il 29 novembre, nella giornata internazionale ONU in solidarietà con il popolo palestinese, chiediamo a tutti il massimo impegno per firmare e far firmare la campagna.
Se raggiungiamo 1 milione di firme da tutta Europa, l’Unione Europea sarà costretta a dare una risposta a quanto richiesto.
Francia, Irlanda, Belgio e Olanda hanno già raggiunto la quota di firme prevista. L’Italia è ancora molto indietro e mancano solo tre mesi alla chiusura della campagna per questo è urgente agire.
E’ facilissimo: clicca sul link www.stopsettlements.org
Firma anche tu
ARCI
Amici della Mezza Luna Rossa Palestinese
Amo Amici del Medio Oriente Onlus
Artisti Resistenti Roma
Associazione Amicizia Sardegna-Palestina
Associazione Cultura è Libertà
Associazione Culturale Liguria Palestina
Associazione Senza Confine
AssopacePalestina
BDS Italia
Bocchescucite
Casa dei Diritti dei Popoli
CBC Costituzione Beni Comuni
Centro Nuovo Modello di Sviluppo
Centro Studi Sereno Regis
COBAS
Comitato Fiorentino Fermiamo la Guerra
COSPE
CRED Centro di Ricerca ed Elaborazione per la Democrazia
Defence for Children International Italia
Donne in nero
Fairwatch
FIOM-CGIL
Fondazione Lelio e Lisli Basso
Gaza Free Style
Gazzella Onlus
Gruppo Empolese Emisfero Sud
Il Chicco di Senape
La Terra Trema
Libera
Libere Tutte!
Link-Coordinamento Universitario
Marea Salerno
Medicina Democratica
Memoria in Movimento
New Weapons Research Group
ODV Salaam Ragazzi dell’Olivo – Comitato di Trieste-Onlus
Parallelo Palestina
Piazza Carlo Giuliani
Rete Accoglienza
Rete Eco – Ebrei contro l’occupazione
Rete Radié Resch
Rete Romana di Solidarietà con il Popolo Palestinese
Salaam Ragazzi dell’Olivo-Comitato di Milano-Onlus
Società Civile per la Palestina
Transform!italia
Un ponte per
Una città in comune
WILPF Italia – Women’s International League for Peace and Freedom
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28 novembre 2022.
Rassegna anno III/n. 327
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27 novembre 2022.
Rassegna anno III/n. 326
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26 novembre 2022.
Rassegna anno III/n. 325
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25 novembre 2022.
Rassegna anno III/n. 324
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23 novembre 2022.
Rassegna anno III/n. 322
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22 novembre 2022.
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21 novembre 2022.
Rassegna anno III/n. 320
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20 novembre 2022.
Rassegna anno III/n. 319
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19 novembre 2022.
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18 novembre 2022.
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17 novembre 2022.
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16 novembre 2022.
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15 novembre 2022.
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14 novembre 2022.
Rassegna anno III/n. 313
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13 novembre 2022.
Rassegna anno III/n. 312
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12 novembre 2022.
Rassegna anno III/n. 311
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11 novembre 2022.
Rassegna anno III/n. 310
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10 novembre 2022.
Rassegna anno III/n. 309
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09 novembre 2022.
Rassegna anno III/n. 308
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08 novembre 2022.
Rassegna anno III/n. 307
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06 novembre 2022.
Rassegna anno III/n. 305
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05 novembre 2022.
Rassegna anno III/n. 304
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Annuncio importante:
A Roma, oggi, sabato 5 novembre, la manifestazione del movimento pacifista e nonviolento per il disarmo e il rifiuto di ogni guerra.
Anbamed ha aderito.
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03 novembre 2022.
Rassegna anno III/n. 302
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02 novembre 2022.
Rassegna anno III/n. 301
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1° novembre 2022.
Rassegna anno III/n. 300
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A Roma, sabato 5 novembre, la manifestazione del movimento pacifista e nonviolento per il disarmo e il rifiuto di ogni guerra.
Anbamed ha aderito
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COMUNICATO-APPELLO
Oggetto: Salviamo dalla lapidazione la giovane sudanese, Amal!
Un tribunale di Koste, nella provincia sudanese Nilo Bianco, ha emesso il 26 giugno 2022, una condanna alla pena capitale per lapidazione contro una ragazza ventenne, Amal (non riveliamo il nome anagrafico, per rispetto della privacy), sulla base dell’accusa di adulterio (zina). In questi giorni, l’Alta Corte ha respinto il ricorso degli avvocati e, quindi, in caso di mancato ripensamento la condanna diventa definitiva. In Sudan, l’ultima condanna simile risale al 2013, ma l’Alta Corte l’aveva annullata.
L’avvocata di Amal, Intissar Abdallah, ha ripreso in mano il dossier dei tribunali ed ha ribadito che i diritti legali della ragazza sono stati violati dal tribunale di primo grado, perché non è stato ammesso un legale difensore e non sono stati ascoltati testimoni, ma soprattutto non è stato convocato, per essere processato, lo stupratore. Dal verbale di polizia si evince che la ragazza non è stata informata dei suoi diritti, prima dell’interrogatorio.
Al di là degli aspetti giuridici e legali, la pena di morte è un assassinio di Stato e la lapidazione è una tortura inumana, anacronistica e sadica. 17 organizzazioni sudanesi, africane e internazionali per la difesa dei Diritti Umani hanno lanciato un appello alle autorità di Khartoum ed alla società civile del Paese, per agire in modo tale da impedire questo crimine, garantire un processo equo, liberare immediatamente Amal dal carcere e mettere fine alle discriminazioni nei confronti delle donne. Infatti, tutte le sentenze per adulterio, in Sudan, sono state emesse contro donne, mai contro maschi. Le associazioni, inoltre, sottolineano che il governo civile sudanese, nel 2021, aveva firmato il Trattato contro la violenza sulle donne, ma il colpo di Stato del 25 ottobre 2021 ne ha impedito l’entrata in vigore.
L’applicazione della pena di morte per lapidazione per il reato di adulterio (zina) costituisce una grave violazione del diritto internazionale, compreso il diritto alla vita e il divieto di tortura e trattamenti o punizioni crudeli, disumani o degradanti, come sancito dal Patto internazionale sui diritti civili e politici (ICCPR) e la Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura (UNCAT) di cui il Sudan è uno Stato aderente.
La solidarietà internazionale in casi simili è importante, anche perché l’applicazione della lapidazione, per i casi di adulterio, non è ammessa dal Corano, ma inserita in un modo dubbio nella Sharia. Sono molte contestazioni a questa norma da parte di molti teologi musulmani. In passato ci sono stati casi simili, nei quali la mobilitazione delle coscienze ha funzionato: la nigeriana Safiya Husseini è stata salvata grazie a 20 milioni di lettere al presidente nigeriano, Obasanje; l’iraniana Sakina Ashtiani è stata salvata dall’impiccagione, grazie all’impegno dell’opinione pubblica mondiale.
Ci appelliamo a tutte le persone di buona volontà di agire immediatamente con un gesto semplice e concreto, per impedire questo crimine: firmare e raccogliere firme alla lettera-appello allegata, da spedire all’ambasciata sudanese in Italia.
Grazie anticipatamente per l’interesse e l’ospitalità!
Per il Consiglio Direttivo di Anbamed
Mariangela Gallo – Ismail Emiliano Kashbur
LETTERA ALL’AMBASCIATA DEL SUDAN – ROMA
Alla cortese attenzione dell’Ambasciatore
della Repubblica del Sudan In Italia
Via Panama, 48, 00198 Roma RM
Numero di telefono:
(+39) 06 3322 2138
Numero di fax:
(+39) 06 3340 841
E-mail:
Oggetto: Appello per salvare la vita della giovanissima Amal, condannata alla lapidazione in Sudan.
Gentile Ambasciatore,
ci rivolgiamo a lei per sollecitare la sua sensibilità ad intervenire presso le autorità competenti del suo paese, in modo di bloccare la sentenza alla pena capitale per lapidazione contro la ragazza 20enne, Amal (Non riveliamo il nome anagrafico, per rispetto della privacy). Amal è stata condannata, senza il rispetto dei suoi diritti ad un legale difensore, previsti dalla legge sudanese; durante l’interrogatorio nel commissariato di polizia, non le sono state fornite le informazioni necessarie sui suoi diritti prima di rispondere.
Noi consideriamo la pena capitale un assassinio di Stato e la lapidazione è il più odioso: un metodo disumano, anacronistico e crudele. Applicarla soltanto alle donne e mai ai maschi è un atto discriminatorio, in piena violazione delle leggi internazionali che il Sudan ha sottoscritto.
La sentenza del tribunale di Kosti, del 26 giugno 2022, va rivista e annullata e questo passo richiede un atto coraggioso, di volontà politica e giuridica, da parte delle autorità istituzionali, anche in questa fase difficile che vive il suo Paese.
Le chiediamo di trasmettere, al su governo, questo nostro sentimento di rifiuto di sacrificare una giovane vita umana, quella appunto di Amal, in osservanza di cavilli burocratici e norme a dir poco sadiche.
Libertà per Amal! No alla lapidazione! Salviamo la vita di Amal!
Luogo e data: …………………………………………………………………………..
Nome e cognome
(in stampatello)
Città e provinciia
Professione
Firma