Conoscere la storia per non dimenticare
QUANDO A SCUOLA SI LAVORA BENE: UN ESEMPIO DI LEZIONE RIUSCITA
di Ennio Avanzi
Test somministrato ad una classe del CPIA, centro di formazione per adulti, di Torino
Lavoro specifico per una classe con livello di scolarità alto e composta anche da Kurdi con anni di carcere, palestinesi, un sharoui, ukraine, Un contesto particolare che nei cpia si può trovare ma in bassa percentuale, la maggioranza delle classi ha meno strumenti.
L’insegnante è stato rigoroso nella descrizione dei fatti, e la lezione è stata vissuta da tutti con particolare coinvolgimento.
Conoscere la storia per non dimenticare le vittime croate, italiane e slovene
Premessa: il 10 febbraio, in Italia si celebra il “Giorno del Ricordo” per ricordare le vittime italiane morte nelle “foibe”. Molti italiani che vivevano in Istria e nella zona di Trieste, alla fine dell’ultima guerra mondiale, vennero uccisi da milizie jugoslave e gettati nelle “foibe”, spaccature, profondi pozzi naturali, che si trovano nelle montagne carsiche di confine tra l’Italia e le attuali Slovenia e Croazia. Un crimine. Non dimenticare un crimine è fondamentale per la coscienza delle persone ma non dimenticare significa conoscere le cause, il contesto storico, ed evitare, per quanto si può, che la Storia la scrivano solo i vincitori. Il ricordo di quei fatti storici deve essere onesto per rispettare ed onorare tutte le vittime innocenti, qualsiasi lingua parlassero, di qualsiasi etnia e religione fossero.
Per capire cosa è successo in Istria, in Dalmazia, nel Quarnaro, è necessario conoscere cosa accadde in quelle belle e tragiche terre dal 1920 al 1945: il «fascismo di frontiera» degli anni ’20, i crimini dell’Italia in Jugoslavia, i 100.000 jugoslavi deportati e internati, le violenze jugoslave del settembre ’43 e maggio ’45, l’esodo italiano.
Il fascismo di frontiera. Il 20 settembre 1920 Benito Mussolini così parlò al Teatro Ciscutti di Pola, dando inizio alle brutali violenze contro le popolazioni della Venezia Giulia: «Qual è la storia dei Fasci? Essa è brillante! Abbiamo incendiato l’Avanti! di Milano, lo abbiamo distrutto a Roma. Abbiamo revolverato i nostri avversari nelle lotte elettorali. Abbiamo incendiato la casa croata di Trieste, l’abbiamo incendiata a Pola…»…«Di fronte a una razza come la slava, inferiore e barbara, non si deve seguire la politica che dà lo zuccherino, ma quella del bastone. I confini italiani devono essere il Brennero, il Nevoso e le (Alpi) Dinariche. Dinariche, sì, le Dinariche della Dalmazia dimenticata!… Il nostro imperialismo vuole raggiungere i giusti confini segnati da Dio e dalla natura, e vuole espandersi nel Mediterraneo. Basta con le poesie. Basta con le minchionerie evangeliche». Dopo quel discorso, l’Istria fu messa a ferro e fuoco. Le violenze fasciste e la snazionalizzazione forzata costrinsero ad andarsene dai territori di Trieste e di Gorizia, dall’Istria, dalla provincia di Fiume detta del Quarnaro e dall’enclave dalmata di Zara più di 80.000 sloveni, croati, tedeschi e ungheresi, ma anche alcune migliaia di italiani antifascisti. Nel 1939 le autorità fasciste della Venezia Giulia attuarono in segreto un censimento della popolazione delle terre annesse venti anni prima. Accertarono che in esse vivevano 607.000 persone, delle quali 265.000 italiani e cioè il 44%, e 342.000 slavi detti allogeni, ovvero il 56%. Una cifra notevole nonostante l’esodo degli ottantamila, nonostante che agli slavi fossero stati italianizzati i cognomi, fosse stato vietato di parlare la loro lingua, fossero state tolte le scuole e qualsiasi diritto nazionale, nonostante le persecuzioni subite, nonostante che migliaia di loro fossero finiti nelle carceri o al confino, e che alcuni dei loro esponenti fossero stati fucilati in seguito a condanne del Tribunale speciale fascista oppure uccisi dalle squadre d’azione fasciste.
La seconda guerra mondiale e l’aggressione alla Jugoslavia. Nel 1940 le truppe di Mussolini invasero Dalmazia, Slovenia e e parte del Montenegro, dando inizio a nuove stragi in nome della civiltà italiana. Nell’aprile del 1941, infine, si arrivò all’aggressione alla Jugoslavia senza dichiarazione di guerra, seguita dall’occupazione di larghe regioni della Slovenia e della Croazia, dall’intero Montenegro e del Kosovo, infine all’annessione al Regno d’Italia di una grossa fetta della Slovenia ribattezzata Provincia di Lubiana, di una lunga fascia della costa croata che formò il Governatorato della Dalmazia. Così l’Italia incorporò nel proprio territorio regioni abitate al 99% da sloveni e croati con una popolazione di oltre mezzo milione di persone che si aggiungevano al 342.000 “allogeni” già assoggettati all’Italia ed al fascismo italiano da due decenni. Il Montenegro intero fu trasformato a sua volta in un Governatorato italiano. Il Kosovo fu annesso invece alla cosiddetta Grande Albania che già dal ’39 era una colonia dell’Italia. Le violenze contro i civili dei territori annessi o occupati furono compiuti in base a “una ben ponderata politica repressiva” come rivela una circolare del generale Roatta del marzo 1942 nella quale si legge: “il trattamento da fare ai ribelli non deve essere sintetizzato nella formula dente per dente, ma bensì da quella testa per dente”. A sua volta il generale Robotti, ordinando rastrellamenti a tappeto nel giugno e agosto 1942, indicava queste soluzioni alle truppe italiane: “internamento di tutti gli sloveni per rimpiazzarli con gli italiani” e per “far coincidere le frontiere razziali e politiche”: “esecuzione di tutte le persone responsabili di attività comunista o sospettate tali”. Infine, “Si ammazza troppo poco!”. Moltissimi furono i casi di crimini: ad esempio nel luglio del 1942, nelle borgate vicine a Fiume di Castua, Marcegli, Rubessi, Viskovo e Spincici furono incendiate centinaia di case e fucilate decine di persone come «avvertimento». All’alba del 13 luglio a Podhum, per “vendicare” due fascisti scomparsi il giorno prima da quel villaggio, furono dapprima saccheggiate e poi incendiate 484 case, portati via mille capi di bestiame grosso e 1300 pecore, deportati nei campi di concentramento in Italia 889 persone (412 bambini, 269 donne e 208 uomini anziani) e fucilate altre 108 persone. Uno sterminio.
I fascisti italiani, passati al servizio del tedeschi dopo il settembre 1943, continuarono a battersi “per l’italianità” dei territori ceduti al Terzo Reich. Fra tanti episodi vi è quello di Lipa (30 aprile 1944) dove 269 vecchi, donne e bambini sorpresi quel giorno in paese, furono sterminati: parte fucilati, parte rinchiusi in un edificio e dati alle fiamme. Di eccidi simili ce ne furono a centinaia in Istria, in Slovenia, in Dalmazia, in Montenegro, ovunque arrivarono i militari fascisti e le altre formazioni inviate da Mussolini. I numeri della repressione furono impressionanti: 340.000 civili slavi fucilati e massacrati dall’aprile 1941 all’inizio di settembre 1943 nel corso dei cosiddetti “rastrellamenti” ed ope- razioni di rappresaglia contro le forze partigiane insorte. Inoltre 100.000 civili montenegrini, croati e sloveni furono deportati dall’esercito italiano nei campi di concentramento approntati dalla primavera all’estate del 1942 per rinchiudervi vecchi, donne e bambini colpevoli unicamente di essere congiunti e parenti dei “ribelli”. In quei campi morirono di fame, di stenti e di epidemie circa 16.000 persone nel giro di poco più di un anno di deportazione. 1943: armistizio e prime esecuzioni di italiani.
L’8 settembre 1943. Con l’armistizio tra Italia e Alleati, si verifica il collasso del Regio Esercito Italiano. Fin dal 9 settembre i partigiani jugoslavi occuparono buona parte dell’Istria, mantenendo le proprie posizioni per circa un mese prima di doversi ritirare di fronte all’esercito nazista. Il 13 settembre 1943 venne proclamata unilateralmente l’annessione dell’Istria alla Croazia, da parte del Consiglio di liberazione popolare per l’Istria. Tribunali improvvisati, che rispondevano ai partigiani dei Comitati popolari di liberazione jugoslavi, emisero centinaia di condanne a morte. Le vittime furono non solo rappresentanti del regime fascista e dello Stato italiano, oppositori politici, ma anche semplici personaggi in vista della comunità italiana e potenziali nemici del futuro Stato comunista jugoslavo che s’intendeva creare. A Rovigno il Comitato rivoluzionario compilò una lista contenente i nomi dei fascisti, nella quale tuttavia apparivano anche persone estranee al partito e che non ricoprivano cariche nello stato italiano. Vennero tutti arrestati, condannati e giustiziati assieme ad altre persone di etnia italiana e croata. La maggioranza dei condannati fu scaraventata nelle foibe o nelle miniere di bauxite, alcuni mentre erano ancora in vita. Secondo le stime più attendibili, le vittime del periodo settembre-ottobre 1943 nella Venezia Giulia e in Istria, si aggirano sulle 400-600 persone.
Primavera 1945: l’occupazione jugoslava della Venezia Giulia. Nella primavera del 1945 gli jugoslavi crearono una nuova Armata col compito di puntare verso Fiume, l’Istria e Trieste. L’ordine era di occupare la Venezia Giulia nel più breve tempo possibile, anticipando quindi gli alleati anglosassoni in quella che venne chiamata “corsa per Trieste”. Tale obiettivo divenne primario per l’Armata popolare di liberazione della Jugoslavia: il 20 aprile 1945 l’armata jugoslava entrò nella Venezia Giulia e dilagò nel Carso e nell’Istria, occupando Trieste e Gorizia, Fiume e Pola, all’incirca una settimana prima della stessa liberazione di Lubiana e Zagabria. Ciò corrispondeva alla volontà di Tito di creare il “fatto compiuto” sul terreno, determinante ai fini delle future trattative sulla delimitazione dei confini fra Italia e Jugoslavia. Il nuovo regime si mosse nella Venezia Giulia in due direzioni. Le autorità militari avevano il compito di ristabilire la legittimità e l’ordine con operazioni militari di occupazione. La polizia segreta jugoslava, invece, operava nella più totale autonomia e il suo compito era quello di arrestare tutti coloro che avrebbero potuto opporsi alla futura annessione della Venezia Giulia alla Jugoslavia. A partire dal maggio del 1945, si verificarono arresti e sparizioni in tutte le provincie della Venezia Giulia (Trieste, Gorizia, Fiume e Pola). Nelle città giuliane si riscontrò l’uccisione di diverse migliaia di persone. Nelle foibe sono stati gettati cadaveri sia di militari che di civili. Sebbene l’utilizzo delle foibe fu solo uno dei modi con cui vennero uccise le vittime dei partigiani di Tito, nella cultura popolare divenne il metodo di esecuzione per eccellenza ed un simbolo del massacro. In realtà la maggior parte delle vittime, date per infoibate, sono state inviate nei campi di concentramento jugoslavi dove molte furono uccise o morirono di stenti o malattia. Gli studi effettuati recentemente valutano il numero totale delle vittime (comprese quelle morte durante la prigionia o la deportazione) tra poco meno di 5.000 e poco più di 10.000. Le salme effettivamente rinvenute di “infoibati” veri e propri finora sono circa un migliaio.
Esodo istriano. L’esodo istriano è un evento storico consistito nella diaspora forzata della maggioranza dei cittadini di lingua italiana che si verificò dal 1945 al 1947 dai territori del Regno d’Italia prima occupati dall’Armata Popolare di Liberazione della Jugoslavia del maresciallo Josip Broz Tito e successivamente annessi dalla Jugoslavia. Il fenomeno, susseguente agli eccidi noti come massacri delle foibe, coinvolse tutti coloro che diffidavano dal nuovo governo jugoslavo e fu particolarmente rilevante in Istria, dove interi villaggi si svuotarono dei propri abitanti. Tuttavia coinvolse tutti i territori ceduti dall’Italia con il trattato di Parigi e, in misura minore, anche alcune aree litoranee della Dalmazia non appartenute all’Italia ma occupate durante la guerra. Secondo il Ministero degli Esteri italiano durante l’esodo arrivarono in Italia circa 250.000-270.000 persone. Di tutti coloro che scelsero l’esilio la maggior parte, dopo aver vissuto per tempi più o meno lunghi in uno dei 109 campi profughi allestiti dal governo italiano, si disperse per l’Italia, mentre circa 80.000 persone emigrarono in altre nazioni.
L’esodo istriano-dalmata non è stato il solo fenomeno di migrazioni più o meno forzate di interi popoli all’indomani della seconda guerra mondiale. Tali migrazioni determinarono lo spostamento di oltre trenta milioni d’individui di tutte le nazionalità.
10 febbraio: Giorno del Ricordo.
Il 10 febbraio in Italia viene celebrato il “Giorno del Ricordo”. Ne hai sentito parlare? Sai cosa celebra? Scrivi tutto ciò che sai sui fatti che vengono “ricordati”. ……………………………………………………………………………………………………………………………………….. .. ……………….. Quali sono gli avvenimenti storici che vengo celebrati nel tuo paese? ……………………………………………………………………………………………………………………………………….. ……………………… 10 febbraio: Giorno del Ricordo Conoscere la storia per non dimenticare le vittime croate, italiane e slovene
Elencate le parole che non conoscete __________________ = __________________ ________________ = ________________ __________________ = __________________ ________________ = ________________ __________________ = __________________ ________________ = ________________ __________________ = __________________ ________________ = ________________ __________________ = __________________ ________________ = ________________ __________________ = __________________ ________________ = ________________
COMPRENSIONE DEL TESTO
Dove si trova l’Istria? ………………………………………………………………………………………………………..……………………………………………………………… Quali erano gli obiettivi del fascismo italiano in Istria e nella Venezia Giulia dal 1920 in poi? ……………………………………………………………………………………………………… ………………………………………………………. Cosa sono le “foibe”?
……………………………………………………………………………………………………….. ………………………………………………….
Dal 1920 al 1945 quante vittime innocenti sono state uccise in Istria e nella Venezia Giulia? Di che nazionalità erano?
……………………………………………………………………………………………………….. ……………………………………………………… Che cosa è stato l’esodo istriano?
………………………………………………………………………………………………………… ………………………………………………………. OPINIONI E COMMENTI Se tu dovessi spiegare in poche righe cosa è successo in Istria e nella Venezia Giulia in quegli anni cosa scriveresti? ……………………………………………………………………………………………………….. …………………………………………………………… Se hai sentito la televisione parlare del “Giorno del Ricordo” o se hai letto qualche giornale con articoli su questa “riornata”, ti sembra che l’informazione sia stata approfondita, corretta e chiara?
……………………………………………………………………………………………………….. ……………………………… …………………………Sai in quali altre parti d’Europa alla fine della seconda guerra mondiale ci sono state migrazioni forzate di popoli?
……………………………………………………………………………………………………….. …………………………… …………….. Secondo te, cosa deve fare l’umanità affinché non si ripetano fatti storici come quelli che commemoriamo con la “Giornata del Ricordo” …………………………………………………………………………………………………………………………………………………. In quali parti del mondo, secondo te, ci sono popoli oppressi ai quali è vietato l’uso della propria lingua o il diritto di vivere in un proprio stato? ……………………………………………………………………………………………………………………………………………………………….